Sfioravano i flauti del vento
le piane sconfinate degli acanti,
il suono
di mille dita dentro foglie d’arpa,
spighe di fiore dalle tempie rosa
quando Lisippo d’ellade
scolpiva le colonne,
dentro le carni delle infiorescenze,
caulicoli, paraste, capitelli
di bianco marmo, e andava
l’eco degli scalpelli
a perdersi nel cuore delle macchie.
Fiori d’acanto
aspersi dal vapore delle aurore,
d’eterna pietra
e linfa intenerita dall’amore,
rimavano di voi i cantori:
‘fiore che ringhi dai diritti scapi
con bocche tue di piccoli ippogrifi;
fior del Poeta!’ *
Spinosi come il cuore degli amanti
la bocca delle palme
cerca la luce degli arcani cieli
e al buio della notte s’abbandona.
Ancora fiuta il vento
le piane sconfinate senza fiori
dov’è passato l’uomo
con i suoi tristi carri
e seminato gli alberi del male.
Tacciono gli scalpelli degli elleni,
i flauti degli acanti,
le mille dita verdi e foglie d’arpa,
spighe di un fiore dalle tempie rosa.
Oggi passiamo, con i piedi scalzi,
in quelle valli senza più profumo
fra terre incenerite e vetri rotti.
(* G. Pascoli da ‘Myricae’ )
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